In tale occasione la squadra disputò anche il suo primo incontro in Italia, a Rovigo, come match finale del tour.
Tuttavia la federazione neozelandese non concesse lo status di test all'incontro con la Nazionale italiana, e a differenza di quest'ultima non riconosce il cap internazionale ai giocatori che lo disputarono.
Il tour australiano fu breve, solo due incontri: uno contro la selezione B del Queensland, vinto 35-3 a Brisbane, e poi il test match valido per la Bledisloe Cup contro gli Wallabies a Sydney, perso 6-12.
In Europa, a parte i test match e l'incontro con l'Italia, gli All Blacks incontrarono varie rappresentative regionali della federazione inglese e di quella scozzese; in uno di tali incontri, con la Northern Division, al Cross Green di Otley, i neozelandesi subìrono l'unica sconfitta del tour.
La squadra inglese, capitanata da Bill Beaumont, inflisse agli All Blacks un 21-9 rimasto negli annali del rugby[1][2], tanto che 25 anni dopo tale vittoria, nel 2004, fu organizzata una convention celebrativa nella club house dell'Otley, al Cross Green[1].
I due test match contro Scozia e Inghilterra furono vinti, il primo abbastanza nettamente, il secondo di misura, tuttavia senza subire una meta.
L'unica squadra nazionale capace di segnare una meta agli All Blacks fu l'Italia, nell'incontro di fine tour allo stadio Battaglini di Rovigo: quel giorno 14 000 spettatori si assieparono ai cancelli dell'impianto[3], più di quanti ne potesse contenere, tanto che fu deciso di ammettere allo stadio anche gli spettatori senza biglietto, che si sedettero sul terreno a bordo campo dietro ai cartelloni pubblicitari[4].
L'incontro, terminato nel primo tempo sul 15-6 per gli All Blacks, vide un ritorno azzurro che con Rino Francescato, a dieci minuti dalla fine, realizzò una meta — poi trasformata da Stefano Bettarello — che portò l'Italia fino al 12-18 che divenne poi il risultato finale[4].